“I dati, diramati oggi dall’Istat relativi ai servizi educativi per la prima infanzia, sono ancora una volta sconfortanti per il nostro territorio“. Lo dichiara il presidente del Forum delle Associazioni Familiari della provincia di Siracusa, Salvo Sorbello. “Al 31 dicembre 2020 – prosegue – risultano attivi sul territorio nazionale 13.542 servizi per la prima infanzia, sia pubblici che privati ma di questi solo 630 sono nella nostra regione.Rispetto ad una percentuale nazionale del 27,2% di posti (pubblici e privati) per bambini da 0 a 2 anni – rileva Salvo Sorbello – quella siciliana è solo del 12,5% (Emilia Romagna 40,7%, Umbria 44%, Friuli 35%), nonostante il calo delle nascite e la conseguente riduzione dei potenziali beneficiari del servizio“. “A casa nostra, quindi, l’offerta di questi servizi essenziali resta fortemente carente perché non si comprende, evidentemente, come si sia davanti ad una sfida decisiva per l’intero sistema educativo. I primi mille giorni di vita – sottolinea il presidente Sorbello – sono quelli che più determinano lo svilupposuccessivo dei bambini, è il periodo in cui essi sono assai ricettivi e deve essere, quindi, assicurato a tutti un ambiente di crescita quanto più favorevole possibile.Proprio per questo il Consiglio europeo di Barcellona nel 2002, ha posto come obiettivo il 33% di copertura dei posti rispetto ai bambini. La media attuale europea è al 36,6% nel 2021 e quella italiana al 33,4%, quella siciliana di gran lunga inferiore. Inoltre, una Raccomandazione della Commissione europea del 7 settembre scorso propone di fissare un nuovo target per il 2030: portare almeno al 50% la quota di bambini sotto i tre anni che frequentano servizi educativi di qualità“. “La Commissione – continua Sorbello – ha sottolineato la necessità di garantire un adeguato numero di ore settimanali, anche per consentire la partecipazione dei genitori al mercato del lavoro, migliorare le condizioni di lavoro del personale impiegato nei servizi educativi, favorire l’inclusione dei bambini con disabilità e di quelli con background migratori o a rischio di povertà ed esclusione sociale. Molte famiglie infatti non iscrivono i figli al nido perché il servizio non è disponibile o è troppo costoso.Come viene rilevato correttamente, favorire la frequenza del nido da parte di bambini provenienti da famiglie a basso reddito può spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale e incidere positivamente sulla partecipazione al mondo del lavoro, riducendo anche il divario di genere. Nel nostro territorio resta ancora moltissima strada da fare per garantire un’equa accessibilità dei servizi dal punto di vista socio-economico: infatti i tassi di frequenza del nido crescono all’aumentare della fascia di reddito delle famiglie e sono decisamente più alti se la madre lavora e se i genitori hanno un titolo di studio elevato“. “Risultano – puntualizza Salvo Sorbello – davvero inaccettabili gli ampissimi divari a sfavore delle famiglie residenti nella nostra regione. Eppure negli ultimi anni sono stati stanziati importanti fondi di diversa natura per lo sviluppo dei servizi educativi rivolti alla prima infanzia. Dalla Legge n. 65 del 2017 deriva un forte impulso al potenziamento di tali servizi come parte integrante del percorso educativo che va dalla nascita fino a sei anni. Per lo sviluppo del “sistema integrato di istruzione 0-6”, strumento fondamentale per la prevenzione della povertà educativa, è stato istituito un Fondo nazionale destinato a finanziare le ristrutturazioni e la messa in sicurezza edilizia, le spese di gestione e la formazione del personale.Le leggi di bilancio per il 2021 (legge n. 178/2020) e per il 2022 (legge n. 234/2021) hanno disposto inoltre un importante incremento della dotazione annuale del Fondo di solidarietà comunale, destinato allo svolgimento di alcune funzioni fondamentali in ambito sociale, tra cui gli asili nido. In particolare, è prevista la costruzione di nuove strutture e un incremento dei posti più consistente nei Comuni che hanno maggiori carenze. I servizi alla prima infanzia, inoltre, sono stati inclusi nei livelli essenziali delle prestazioni, con un minimo del 33% di posti da garantire per i bambini sotto i tre anni entro il 2027. “Anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – sottolinea Sorbello -ha stanziato importanti risorse per l’ampliamento dei servizi educativi da 0 a sei anni. Rappresenta, dunque, una grande occasione per colmare le carenze del sistema e i differenziali di opportunità legati al luogo e alle condizioni di nascita dei bambini, oltre che per migliorare ulteriormente l’offerta già garantita dalle Amministrazioni locali più virtuose. Sul versante del sostegno economico alla domanda, dal 2017 è stato inoltre introdotto il “Bonus asilo nido”, un contributo a rimborso delle spese sostenute dalle famiglie per la frequenza del nido. Oltre a incentivare l’utilizzo del servizio, il bonus statale persegue anche un’importante funzione perequativa delle diseguaglianze territoriali e socioeconomiche delle famiglie“. “Puntare sulle politiche familiari e dell’infanzia serve – ha concluso il presidente del Forum delle Associazioni Familiari della provincia di Siracusa, Salvo Sorbello – a rafforzare il tessuto sociale e a ridurre quell’inaccettabile “divario di cittadinanza” che patiscono i cittadini del Sud in comparti essenziali dei servizi pubblici: istruzione ( dagli asili nido, al tempo pieno nella scuola elementare, fino all’offerta di studi universitari), servizi sociali (anziani non autosufficienti, disabili, famiglie fragili), sanità (per ridurre il fenomeno dell’emigrazione sanitaria).“ Navigazione articoli Lentini e Priolo Gargallo, inaugurato il nuovo anno sociale 2022-2023 del club Lions Siracusa. Conclusa la terza edizione del Concorso nazionale “Le diverse abilità nella ristorazione”