Non solo luce e gas. Il caro bollette vale anche per i rifiuti, con la cifra media della Tari che ha toccato 325 euro nel 2022. A conti fatti, negli ultimi 5 anni la tassa in questione è aumentata mediamente del 7,7%, secondo i dati di un’indagine realizzata dalla Uil (unione italiana del lavoro).

Tra il 2021 e il 2022 sono 65 le città capoluogo di provincia che hanno aumentato il tributo sui rifiuti. Ma andiamo con ordine. La tassa sui rifiuti (Tari), introdotta dal 2014, è il tributo destinato a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, ed è dovuta da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte suscettibili di produrre i rifiuti medesimi. Negli ultimi anni i rincari sono stati considerevoli.

“In valori assoluti – ha spiegato Ivana Veronese, segretaria confederale Uil – le famiglie italiane hanno versato mediamente nel 2022 per la tariffa sui rifiuti 325 euro, a fronte dei 313 euro del 2021 e dei 301 euro versati nel 2018“.

C’è una classifica con le città più care sulla Tari. Il costo maggiore si registra a Pisa, con 519 euro medi l’anno a famiglia. Seguono Brindisi, dove si versano 518 euro, e Genova con 489 euro. A Benevento si spendono 481 euro, a Messina 476 euro, a Catania 475 euro, a Siracusa 472 euro, ad Agrigento 471 euro, a Taranto 459 euro e a Trapani 457 euro. Il campione utilizzato dallo studio del “servizio lavoro coesione e territorio“ del sindacato – che ha elaborato i costi in 107 città capoluogo di provincia – si riferisce ad una famiglia composta da quattro componenti, con una casa di 80 mq e un reddito Isee di 25mila euro.

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