l 25 settembre prossimo saremo chiamati ad eleggere il nuovo Parlamento, a rinnovare la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica. Rispetto alla tornata del 2018 c’è una sostanziale novità, nonostante si voti con la stessa legge elettorale, il Rosatellum, che prende il nome dal deputato ideatore Ettore Rosato. In virtù della riforma costituzionale del 2020 ci troviamo dinanzi ad un drastico taglio di parlamentari, ben 345. Alla Camera saranno eletti 400 deputati (prima erano 630) e al Senato 200 senatori (prima 315). Tale riduzione ha portato ad un contestuale cambio dei collegi. Vi è un’altra importante novità: per la prima volta per il Senato voteranno quanti hanno compiuto i 18 anni (prima era necessario aver compiuto 25 anni).

LA LEGGE ELETTORALE

Tante volte abbiamo sentito parlare del sistema elettorale in vigore, il Rosatellum. Parliamo di una legge elettorale che mette insieme, mischiandoli, i sistemi maggioritario e proporzionale. Una sorta di fusione, che si concretizza nei collegi uninominali e plurinominali. Un cocktail di maggioritario e proporzionale. Nei collegi uninominali saranno eletti 147 deputati e 74 senatori. Ben 245 deputati e 122 senatori, invece, saranno eletto con il proporzionale. Vi sono inoltre 8 seggi per gli eletti all’estero alla Camera e 4 per il Senato.

COLLEGI UNINOMINALI E PLURINOMINALI

Nei collegi uninominali si presentano candidati l’uno contro l’altro e viene eletto chi riporta il maggior numero dei voti. Non esiste il voto disgiunto: i candidati all’uninominale sono legati ai partiti che li sostengono. Il voto va alla lista e al candidato collegato ad essa.

Decisamente più complesso il discorso per quanto concerne la parte proporzionale della legge, che prevede la presentazione delle liste bloccate. Nei collegi plurinominali (espressione di un territorio a sua volta già suddiviso in collegi uninominali più piccoli) vengono presentate liste di candidati e gli eletti delle varie liste si scelgono in proporzione ai voti riportati. La divisione dei seggi avviene tra le liste e le coalizioni che abbiano superato lo sbarramento del 3%. Lo sbarramento è invece al 10% per le coalizioni con almeno una lista che abbia superato il 3%. La percentuale per la Camera viene calcolata su scala nazionale, mentre per il Senato il calcolo avviene a livello regionale. L’applicazione non è particolarmente semplice in quanto i risultati non sono espressione di numeri tondi.

COME SI VOTA

All’elettore, una volta giunto al seggio, vengono consegnate due schede: una rosa per la Camera ed una gialla per il Senato, che comprendono sia la parte uninominale quanto quella plurinominale. In alto nel riquadro vi è il nome del candidato unico; nell’area del voto proporzionale vi è l’elenco dei candidati delle liste plurinominali, bloccate in quanto non è possibile esprimere il voto di preferenza. Non è ammesso il voto disgiunto tra maggioritario e proporzionale. Votando per la lista il consenso si trasferisce contestualmente al candidato uninominale ad essa collegato, mentre votando solo per il candidato uninominale, il voto verrà ripartito tra tutte le liste che fanno parte della coalizione in modo proporzionale alle preferenze che sono state espresse dagli elettori. Una curiosità. Per la prima volta nella storia, si vota in autunno. Un periodo dell’anno mai preso in considerazione, in precedenza, in quanto coincide con la scadenza della legge di Bilancio.

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