Applicazione del braccialetto elettronico automatica per i reati legati alla violenza di genere, arresto in flagranza differita per stalking, maltrattamenti in famiglia e violazione del divieto di avvicinamento, processi più veloci. Sono alcune delle misure contenute nel disegno di legge – 15 articoli –  varato dal Consiglio dei ministri di oggi 7 giugno. 

Una stretta contro la violenza di genere a pochi giorni dal tragico caso di Giulia Tramontano, la 29enne incinta uccisa a Senago (Milano) dal compagno Alessandro Impagnatiello. 

“In questi giorni – sottolinea il ministro della Famiglia Roccella nel corso della conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri – sono accadute cose che hanno commosso e sconvolto tutti noi. Il provvedimento era in cantiere da tempo. Insieme al ministro della Giustizia Nordio e dell’Interno Piantedosi avevamo ritenuto necessario, nonostante abbiamo una buona legislazione contro la violenza di genere, intervenire sulle criticità“.

Violenza sulle donne: braccialetto elettronico e pene più severe

Il disegno di legge, composto da 15 articoli, punta soprattutto alla prevenzione per evitare che i cosiddetti “reati spia“ possano poi degenerare in fatti più gravi. Si tratta di imporre il cosiddetto “cartellino giallo“ all’uomo violento, come lo ha definito il ministro per la Famiglia Eugenia Roccella. E infatti l’inasprimento riguarda soprattutto chi è già stato destinatario dell’ammonimento e ricade nella stessa condotta, i cosiddetti recidivi.

Questi i punti focali del ddl frutto della collaborazione tra ministero della Famiglia, dell’Interno e della Giustizia:

  • Obbligo di tenere la distanza minima di 500 metri in caso di divieto ad avvicinarsi alla vittima; 
  • trenta giorni di tempo, sia per le richieste di misure cautelari dei pm sia per la loro applicazione da parte dei gip;
  • pool di magistrati dedicato alla materia;
  • intensificazione dell’uso del braccialetto elettronico. Attualmente l’applicazione della misura è a discrezione del giudice, previo il consenso dell’indagato. Con la nuova normativa per i reati legati alla violenza di genere l’applicazione diventerebbe automatica, sempre con il consenso, a meno che il giudice non lo ritenga necessario;
  • ampliamento dei reati per quanto riguarda l’applicazione dell’ammonimento;
  • l’articolo tre del ddl per assicurare una trattazione spedita dei processi per violenza di genere e violenza domestica ne assicura la priorità;
  • introduzione della misura della sorveglianza speciale, oltre che per stalking e maltrattamenti, anche per tentato omicidio, revenge porn, e per la deformazione permanente dell’aspetto (le aggressioni con l’acido, ndr);
  • erogazione di aiuti economici per le vittime di violenza come anticipazione prima che finisca l’iter giudiziario.

E ancora, per i recividi si prospettano condanne più severe. L’articolo 1 stabilisce che in caso di violenza, lesioni personali, violenza privata, minacce, atti persecutori, revenge porn, violenza sessuale, violazione di domicilio e danneggiamento, “le pene sono aumentate se il fatto è commesso, nell’ambito di violenza domestica, da soggetto ammonito… Anche se la persona offesa è diversa da quella per la cui tutela è già stato adottato l’ammonimento“. 

L’articolo 9 prevede l’arresto in flagranza differita. “Si considera comunque in stato di flagranza colui che sulla base di documentazione video e fotografica o di altra documentazione dalla quale emerga inequivocabilmente il fatto ne risulta autore, sempre che l’arresto sia compiuto non oltre il tempo necessario alla sua identificazione e, comunque, entro le 48 ore dal fatto“.

“Pm specializzati per casi di violenza contro le donne“

“Nonostante una buona legislazione abbiamo un numero di femminicidi che non accenna a calare. A novembre abbiamo illuminato i palazzi delle istituzioni con i 104 nomi delle donne uccise“,  dice il ministro per la Famiglia e le pari opportunità Eugenia Roccella. 

“Noi  – spiega – vogliamo agire sulla prevenzione, interrompere il ciclo della violenza e quindi vogliamo cercare di agire tempestivamente ed efficacemente. In primo luogo abbiamo rafforzato le misure cautelari, braccialetto elettronico, distanziamento, ammonimento e anche l’arresto in flagranza differita. Poi siamo intervenuti sui tempi, anche perché abbiamo avuto alcune condanne da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo proprio sul ritardo con cui sono state decise le misure cautelari a tutela delle possibili vittime. Abbiamo stabilito dei tempi stringenti, 30 giorni per il pubblico ministero per poter valutare il rischio e decidere la necessità delle misure cautelari, e dall’altra parte 30 giorni perché il giudice possa poi metterle in atto“.

Roccella sottolinea poi il ruolo centrale dato alla “formazione, un percorso lungo ma necessario, perché le competenze che si devono sviluppare per affrontare in modo adeguato una cosa così specifica come la violenza contro le donne ha bisogno di formazione. Abbiamo stabilito che il magistrato debba essere abbastanza specializzato, che questo tipo di processi siano affidati sempre agli stessi magistrati in modo che sviluppino le competenze con una formazione sul campo“.

Roccella sottolinea però l’esigenza di “un cambiamento culturale“ perché la violenza di genere “è essenzialmente una questione culturale. Pensiamo all’ultimo caso, quello di Giulia, che nessuna legge avrebbe potuto salvare“. 

“Donne vittime di violenza dovrebbero parlare a detenuti“

Anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio sottolinea l’esigenza di un cambio culturale: “Per quanto elevate e irrogate rapidamente, le pene non costituiscono mai una deterrenza assoluta, soprattutto in questo tipo di reati. Solo con un’operazione culturale possiamo iniziare a ridurre se non eliminare reati odiosi: deve iniziare nelle scuole e proseguire dappertutto, anche nelle carceri“.

Secondo il Guardasigilli “non sarebbe male se portassimo nei carceri anche vittime di reati, a portare testimonianze, in modo da far capire ai detenuti la gravità fisica, morale e psicologica di questi comportamenti odiosi“.  

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